Quante volte ci siamo detti: “Sarebbe bello tornare bambini!”
In queste parole c’è tutto il rammarico di un tempo andato, passato, condito dall’amara consapevolezza che il nastro non si può riavvolgere.
In quel periodo della vita in cui la fanciullezza la fa da padrona le giornate scorrono leggere come acqua fresca nel letto di un torrente. Anche la noia è compagna di giochi ineguagliabile perché le avventure più belle arrivano proprio da lei.
Era lì che ci aspettava, non appena la mamma ci diceva: “Non combinare guai!” oppure “Comportati bene.”
Insomma, diciamola tutta, in qualche modo bisogna pur iniziare a conoscere la vita e i suoi intrecci e la noia era ed è un attimo trampolino di lancio dal quale iniziare.
Poi si cresce e ad alcuni intrecci rimaniamo legati, mentre altri li dimentichiamo.
Il senso di responsabilità, la fretta di diventare grandi per poi scoprire che quel tempo sarebbe comunque arrivato, il senso del dovere – e la lista si allunga facilmente – ci costringono a un tempo e a una trama che non ci piacciono più.
Da bambini l’idea di essere grandi – perché finalmente si decide per sé – corrisponde gran poco alla realtà di essere grandi. Ci avete fatto caso?
E’ un estenuante e continuo compromesso, sul lavoro, a casa, con gli amici, in famiglia. Che fatica! Non c’è nulla da stupirsi quindi nel voler tornare bambini.
Dove sta l’imbroglio?
Ecco io credo che sia un problema di assesto.
Nel momento in cui ci sentiamo grandi schiacciamo in automatico il pulsante elimina sulla versione di noi, denominata bambino, perché pensiamo non ci serva più.
Per fortuna che ne conserviamo il ricordo, e se proprio il ricordo è sbiadito, ci sono loro, i bambini, che con la loro presenza ce ne fanno memoria.
Perciò quel “Che bello sarebbe tornate bambini!” può diventare un’applicazione da scaricare nell’alfabeto del nostro cuore e capire cosa dell’essere bambini ci faceva stare così bene. Perché alla fine non è una questione di anagrafe, ma di capacità di sentire.
Io sono riuscita a scaricarla. Non esiste un negozio online o fisico dove acquistarla. Chissà, forse ho avuto una botta di chiappe. Io l’ho trovata attraverso i libri per bambini e ragazzi.
Dentro le avventure, le storie per bambini ho riscoperto il mio sentire da bambina. E’ un modo di essere, un moto dell’animo che si apre alla meraviglia, allo stupore, al riconoscere la varietà di emozioni che pullulano dentro di noi.
Così scopriamo che anche da adulti fa bene sbattere i piedi per fare uscire la rabbia perché qualcosa è andato storto, senza fingere che non sia così.
Anche da adulti fa bene dire ciò che si pensa. L’essere sinceri è un’arte molto rara che va tutelata, sopratutto l’essere sinceri verso noi stessi.
Anche da adulti fa bene dire “No, non voglio.” Sappiatelo, è molto liberatorio.
Anche da adulti fa bene continuare a sognare a occhi aperti, perché i sogni non hanno età.
Quindi alla domanda “Tornare bambini si può?”, la risposta è sì, con garbo e sorriso.
Detto in altre parole, siate bislacchi!